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各位还在抱怨工人和老板的事情么,自己创业又因为没本钱?还在抱怨克从事的行业太少?和可选择的岗位太少?看看如下两个报道,意大利人因为经济危机失业,自创工作岗位。LA STAMPA报纸2014年2月21日和一月29消息:这是一名米兰人发明的,现在也来到了都灵,也就是几位失业的人没事干,只需支付10欧元一小时,替你在公共部门排队,这样有需要办事的人就不需要请假一天而耽误工作。这个行业貌似很有客源,米兰那位还称能给开正式的收费收据呢,到处都贴满了传单,并保证信誉,因为替人排队就是给他自己赚面包钱。如果生意做大了,他说还会开一间专门的介绍所之类的。、、、、、、 ---意大利华人街网站alexzou编译
【新闻版权归原网站所有,转帖请注明出处,转载翻译只供分享,如有出入请只看原意大利文】
COSTUME
21/02/2014
“Noi, disoccupati, ci facciamo pagare
per fare la coda al posto vostro”
L’idea inventata da un milanese, arriva anche a Torino:
per dieci euro all’ora una persona presidia un ufficio
su commissione facendo risparmiare del tempo a chi ne ha poco
Antonio Cimiro e Valeria Mazzoni, di 52 e 55 anni, sono disoccupati
FABRIZIO ASSANDRI
Faranno la «prima coda su commissione» questa mattina all’Equitalia di Chivasso, per conto di un’impiegata che così non dovrà prendersi un permesso dal lavoro. Antonio Cimiro e Valeria Mazzoni, di Cinzano, fanno della pazienza una professione: si mettono in coda al posto degli altri per 10 euro all’ora. Dove gli altri perdono tempo, loro guadagnano.
Hanno importato a Torino un’idea venuta a un disoccupato milanese, Giovanni Cafaro, che ha trasformato un vero e proprio incubo degli italiani in un lavoro dal futuro promettente: i potenziali clienti non mancano. Per questo hanno tappezzato banche, uffici postali, anagrafi e ospedali di Torino e provincia con un volantino che si apre con la domanda retorica: «Stanchi di fare code agli sportelli?». Con il collega milanese, Cimiro e Mazzoni, rispettivamente 52 e 55 anni, hanno in comune il fatto di essere disoccupati. «Alla nostra età i curricula non vengono presi in considerazione», spiega la signora Mazzoni, che conosce Cimiro perché è amica della moglie.
Un passato nella ristorazione, lei non lavora da quattro anni. Lui invece, ex educatore, ha fatto di recente un tirocinio all’Asl di San Mauro, ma non è stato confermato. Così hanno pensato di tentare con questa inedita professione, «che fa leva sulle voragini della macchina pubblica».
CRONACHE
29/01/2014 - PERSONAGGIO
L’uomo che si mette in fila
per chi non ha tempo né voglia
Milano, un quarantenne disoccupato si è inventato un lavoro
“Le code e la burocrazia fanno saltare i nervi alla gente”
(Foto: Stefano De Grandis)
FABIO POLETTI
MILANO
Stanco di aspettare un lavoro, stanco di mandare curricula, stanco di inutili promesse, si è messo in coda ad aspettare, facendosi pagare da chi è assai stanco di fare le file. «Chiedo dieci euro l’ora. Emetto pure ricevuta fiscale. Il mercato è in crescita», quasi si bea della burocrazia e dell’Italia che non funziona e forse mai ha funzionato Giovanni Cafaro, 42 anni, salernitano da dodici anni a Milano, una laurea in Scienza della Comunicazione e un lavoro che si è inventato da solo, quello di uomo paziente. «Io sono quello che si mette in fila per chi non ha voglia e non ha tempo. Banche, assicurazioni, poste, asl... Non mi faccio mancare niente. Le file per pagare l’Imu sono il mio pane», giura lui, aria distinta da professionista, occhialini di metallo e borsa di cuoio sotto il braccio. Sembra un manager. È solo un uomo perennemente in coda. Siccome la pubblicità è l’anima del commercio ha inondato Milano con 5 mila volantini gialli e blu per dare nell’occhio: «La tua coda allo sportello? Da oggi la prendo io». In un mese giura di avere ampliato la clientela milanese in modo esponenziale. Ma assicura che tutti lo vogliono. «Mi hanno chiamato da Rimini, La Spezia e Napoli... Se va bene mi allargo e metto su un’agenzia», sogna ed è l’unica cosa che costa niente nella città degli affari dove l’economia gira a singhiozzo, mentre lui gira il caffè in un bar vicino a Piazza Affari dopo una mattinata in coda a Equitalia. La sua non è nemmeno una storia con la S maiuscola. A luglio dell’anno scorso l’azienda di abbigliamento per cui lavorava come direttore marketing chiude e va all’Est, molto più a Est che a Trieste per capirci. «Avevo un affitto da pagare e niente stipendio. Per fortuna non ho famiglia». Ma prima di finire nella categoria “bamboccioni” a carico della sua famiglia rimasta a Salerno, le ha tentate tutte. Cinquecento curricula inviati. Meno di dieci risposte. Meno di cinque colloqui. Zero speranze e mille promesse scritte nel vento. «Allora il lavoro me lo sono inventato. So l’inglese e ho una laurea ma non ci penso proprio ad andare all’estero. Sarebbe una sconfitta. Sarebbe come gettare la spugna. Il futuro è qui. Il mio futuro è qui». Alla fine i politici che lamentano la mancanza di investimenti dall’estero perché gli stranieri sono spaventati dalla burocrazia sono i suoi più grandi sponsor. «La burocrazia in Italia è micidiale. Troppe scadenze. In coda c’è gente che si fa prendere dai nervi, di qua e di là dagli sportelli. A volte basterebbe fornire informazioni corrette per snellire le pratiche. Non siamo ancora un Paese 2.0». L’uomo in coda è molto più avanti. Per farsi conoscere ha un profilo su Facebook, due telefonini – uno gli serve per lavorare, l’altro è per la vita privata, mania tipica degli uomini d’affari – e molto presto un sito. Ma per ora va forte il passaparola. «Ci sono uffici dove, almeno di vista, già mi conoscono. A Equitalia sono di casa. E poi parlo con la gente». Cioè i potenziali clienti perché una o due ore di coda alla fine le fanno tutti e nessuno vorrebbe. «Io le faccio per loro. Chiedo 10 euro l’ora. Un prezzo giusto. Molto meglio quando riesco a sommare più clienti in una sola coda». Ma nel Paese dei furbetti, figuriamoci in coda davanti al fisco, Giovanni Cafaro tiene la barra dritta. «Più o meno sono contattato da due clienti al giorno ma il lavoro è in crescita. La gente si fida, so di fare un servizio utile. A tutti consegno la ricevuta fiscale. Lavoro in ritenuta d’acconto. Prestazione d’opera. Se va bene apro la partita Iva». E se per caso dovesse andare «male», questo Paese uscisse dalle sacche della burocrazia e iniziasse a macinare efficienza e profitti tirando su la schiena? L’ex disoccupato assai occupato si allarga in un sorriso: «Cercherei di fare altro. Mi auguro per tutti noi che finisca così». Ma si capisce che non ci crede nemmeno un po’ neanche lui.
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