Forzano i sigilli e portano via i macchinari sequestrati: boom di violazioni nei capannoni

26 Maggio 2013 Categoria: Cronaca, immigrazione, Primopiano, Vita in città

Fino a pochi mesi fa la “tassa” per il dissequestro dei macchinari trovati nelle aziende cinesi non in regola era un introito sicuro per l’amministrazione comunale. Ma da quando il costo del dissequestro è passato a cento euro a macchinario, molti orientali hanno “escogitato” un rimedio molto più economico: rompono i sigilli posti dalla municipale e si riappropriano gratuitamente dei macchinari. Un sistema che si sta velocemente diffondendo stando ai numeri: nei primi cinque mesi del 2013 a fronte di 106 ditte sequestrate, in ben 25 casi i sigilli sono stati rotti e macchinari portati via. Insomma in un caso su quattro i macchinari invece di essere riscattati a pagamento, vengono portati via di nascosto. L’ultimo episodio è accaduto nei giorni scorsi in un capannone di via Mincio a Chiesanuova. Per il Comune tra l’altro c’è anche una perdita economica importante visto che in media in ogni capannone vengono sequestrati venti macchinari e tenuto conto che i sigilli sono stati posti a 25 aziende, si può tranquillamente parlare di mancato introito per circa 50mila euro.
“Sono veramente infuriato per non dire di peggio – accusa Milone – Ormai è da qualche mese che i sequestri dei capannoni con relativi sigilli vengono violati per portare via i macchinari, gli ormai noti taglia e cuci. Se da un lato questo comporta da parte di questi “schiavisti” il loro trasferimento altrove, come ad esempio a Campi Bisenzio o Montemurlo o altre città, per un altro verso la rabbia è tanta perchè, grazie a leggi inefficaci, questi soggetti operano impunemente sul territorio nazionale. Mi piacerebbe sapere da chi mi accusa dicendo che bisogna integrarli, se l’integrazione consiste anche nel violare le leggi dello Stato”.