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楼主: alexzou

[评论] 12.1惨案连政府都知情,业主赔偿受害者家人以换取不作证。

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发表于 2014-3-21 17:55:57 来自手机 | 看全部
小齐齐发布于1 小时前
事件发生1个月的时候,就不惜损害自己国家的声誉去大使馆造声势,为了什么?现在怎么都不闹啦?!当初我只...

只有我能让你开花结果。无怨无悔的付出。你奇怪我是谁
就加我威信。5460  18956

来自: 华人街iPhone版
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发表于 2014-3-21 19:41:36 来自手机 | 看全部
小齐齐 发表于 2014-3-21 15:45
事件发生1个月的时候,就不惜损害自己国家的声誉去大使馆造声势,为了什么?现在怎么都不闹啦?!当初我只 ...

这个叫抹黑,就你高.尚.大了我们的祖国,就靠你挣光l

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gxzr23t + 4 齐齐肩负着挣光的使命

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发表于 2014-3-21 19:50:04 | 看全部
楊过 发表于 2014-3-21 16:44
门铃响了!来客人了!赶紧

顶大个男人,阴阳怪气的,难得!
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发表于 2014-3-21 19:52:06 | 看全部
说太多都没用,都回头看看自己的回复去吧!当年都气宇轩昂的。
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发表于 2014-3-21 21:53:41 | 看全部
辛苦了,谢谢分享!
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发表于 2014-3-21 22:44:20 | 看全部
小齐齐 发表于 2014-3-21 15:45
事件发生1个月的时候,就不惜损害自己国家的声誉去大使馆造声势,为了什么?现在怎么都不闹啦?!当初我只 ...

我看你逻辑混乱,该吃药了

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gxzr23t + 4 就不吃,气死你

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发表于 2014-3-21 22:46:40 | 看全部
小王是我 发表于 2014-3-21 21:44
我看你逻辑混乱,该吃药了

还是你留着吃吧!注意药量,别发生意外!
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发表于 2014-3-21 22:54:44 | 看全部
楼主辛苦了,真的非常感谢楼主!楼主是个好人!
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发表于 2014-3-21 22:57:27 | 看全部
小齐齐 发表于 2014-3-21 15:45
事件发生1个月的时候,就不惜损害自己国家的声誉去大使馆造声势,为了什么?现在怎么都不闹啦?!当初我只 ...

死的那些个人,不正是国家的一份子吗?你既然那么爱国就应该为那些个死去冤魂喊屈!…他们去领事馆求帮助,难道是给国家抹黑?怎么个抹黑法了?我看是给你主子抹黑,你这狗奴才着急了吧。平时我很少骂人动粗,这回树根中指头,随便呸一口浓痰。不解释了,反正你这种人,已是无药可救。
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发表于 2014-3-21 23:21:33 | 看全部
本帖最后由 小齐齐 于 2014-3-21 23:39 编辑
小王是我 发表于 2014-3-21 21:57
死的那些个人,不正是国家的一份子吗?你既然那么爱国就应该为那些个死去冤魂喊屈!…他们去领事馆求帮助, ...

说你长一嘴狗牙,那是污蔑狗,为死去的人申怨为什么不去做证?,让罪魁绳之以法,为什么要做伪证?难道这就是为冤魂喊怨了吗?说我是狗奴才我想问你你指的狗是谁?你又是哪的奴才?长了个猪脑不在圈里呆着,你出来乱叫什么?!
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发表于 2014-3-22 00:11:10 | 看全部
小齐齐 发表于 2014-3-21 22:21
说你长一嘴狗牙,那时污蔑狗,为死去的人申怨为什么不去做证?,让罪魁绳之以法,为什么要做伪证?难道这 ...

混账逻辑,口齿不清,你的头像很适合你…汪汪

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发表于 2014-3-22 00:36:06 | 看全部
小王是我 发表于 2014-3-21 23:11
混账逻辑,口齿不清,你的头像很适合你…汪汪

你那无脑的头像是你吗?混账这个词也能从你那XX里出来,别在那乱叫该干嘛你干嘛去,别冒充人样在这比比划划!
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 楼主| 发表于 2014-3-22 13:47:59 | 看全部
La confezionista è volata in Cina e ha offerto 110.000 euro alle famiglie degli operai morti

Strage del Macrolotto: le indagini della polizia di Prato  hanno accertato che Lin You Lan ha promesso un risarcimento prima di essere arrestata, ma le salme delle vittime sono ancora bloccate all’obitorio dal veto dei parenti

di Paolo Nencioni

I parenti degli operai morti nell'incendio


PRATO. Centodiecimila euro per ogni famiglia. Questo il risarcimento versato, o solo promesso, da Lin You Lan ai parenti dei sette operai cinesi morti nell’incendio della confezione Teresa Moda, lo scorso 1° dicembre in via Toscana. Lo ha accertato la squadra mobile della polizia nel corso delle indagini che giovedì 20 marzo hanno portato all’arresto della donna, 42 anni, insieme alla sorella Lin Youli, 39 anni, al cognato Hu Xiaoping, 40 anni, e ai due proprietari italiani del capannone, i fratelli Massimo e Giacomo Pellegrini, di 47 e 41 anni.Secondo quanto ricostruito, e poi confermato da alcuni dei parenti degli operai morti, subito dopo l’incendio Lin You Lan - scomparsa per alcune settimane dopo la strage e poi rientrata a Prato - è volata in Cina e si è messa in contatto con le famiglie delle vittime, alle quali avrebbe promesso 110.000 euro a testa. Una cifra enorme se paragonata al reddito medio cinese, ma che evidentemente le sorelle cinesi erano in grado di pagare coi guadagni realizzati a Prato.Secondo quanto risulta alla squadra mobile, il Consolato cinese di Firenze, davanti al quale i parenti delle vittime hanno inscenato una manifestazione di protesta lo scorso 8 gennaio (cui seguì il 28 gennaio un’analoga manifestazione davanti all’Ambasciata di Roma), sarebbe stato al corrente degli accordi economici raggiunti in Cina, ma non ne ha mai informato le autorità italiane.La questione assume una certa rilevanza anche perché potrebbe sbloccare una situazione che sta diventando grottesa, quella dei mancati funerali di sei delle sette vittime dell’incendio, i cui corpi sono ancora bloccati all’obitorio dell’ospedale, in attesa che i familiari diano alla Pubblica Assistenza il via libera alla cremazione. Finora i parenti hanno fatto capire che non avrebbero dato il consenso ai funerali fin quando non fossero stati risarciti, ma se davvero un accordo è stato trovato, a questo punto i funerali potrebbero essere fatti.Per contattare l'autore dell'articolo: [email protected] Twitter @NencioniP22 marzo 2014


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 楼主| 发表于 2014-3-22 13:48:40 | 看全部

21.03.2014 h 16:09

Rogo di via Toscana, la Teresa Moda intestata a una prostituta senza fissa dimora

E' uno dei tanti particolari che emerge dalle decine di pagine dell'ordinanza di custodia cautelare che ieri mattina ha portato all'arresto di cinque persone, i tre cinesi gestori di fatto dell'azienda e i soci italiani dell'immobiliare proprietaria del capannone. Mesi di complesse indagini hanno ricostruito rapporti di lavoro e condizioni di vita degli operai morti carbonizzati


Quarantacinque anni, residente ad un indirizzo virtuale utilizzato dal Comune di Roma per le persone senza fissa dimora, identificata un anno fa come prostituta in un centro massaggi di Roma. Sono le poche cose che si conoscono di Li Jianli, la donna che ufficialmente è titolare del Teresa Moda, la ditta di via Toscana divorata il primo dicembre scorso dall'incendio nel quale sono morti sette operai, quattro dei quali clandestini. Non occorre saperne di più sul conto della donna perché le indagini della procura hanno chiarito che si tratta di un prestanome, niente di più che un nome e un cognome registrato alla Camera di Commercio. Non ci sono provvedimenti a suo carico. Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Prato Fantechi, su richiesta del pm Gestri, ne ha emessi cinque nei confronti di suoi tre connazionali – le sorelle Lin Youli (39 anni) e Lin You Lan (42) e il marito della prima Hu Xiaoping (40), gestori di fatto del Teresa Moda – e i fratelli Giacomo (41) e Massimo Pellegrini (47), soci dell'immobiliare Mgf proprietaria del capannone di via Toscana. Tutti sono agli arresti da ieri mattina. I cinesi in carcere, i due imprenditori italiani ai domiciliari per un mese. Le 80 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare raccontano molto di quella tragedia che poteva essere evitata, degli abusi edilizi che hanno consentito al Teresa Moda e alle altre ditte che negli anni precedenti hanno occupato lo stabile, di dare un posto letto e l'uso di una cucina agli operai. La promiscuità tra lavoro e vita quotidiana, una circostanza normale in tante aziende cinesi. Il rogo di via Toscana ha acceso i riflettori su questa “normalità”; fatti che sono conosciuti a chi vive a Prato perché si sa, e i blitz che a centinaia sono stati compiuti nei capannoni lo hanno dimostrato, che gli operai cinesi lì dove lavorano abitano. Parte anche da qui, oltre che da “riscontri investigativi”, la convinzione della procura che i fratelli Pellegrini “non potevano non sapere quello che accadeva dentro lo stabile di via Toscana”. Un punto su cui il procuratore capo Piero Tony ha insistito molto: “Senza il loro operato – ha detto riferendosi ai due italiani – tutto ciò non sarebbe mai accaduto”. In passato altre loro proprietà sono finite sotto sequestro per irregolarità. Giacomo e Massimo Pellegrini sono indagati per due reati: omicidio colposo plurimo e incendio colposo aggravato. Ai cinesi, oltre a questi, ne vengono contestati altri due: omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro aggravata dal disastro e favoreggiamento aggravato, ai fini di profitto, della permanenza sul territorio dello Stato di clandestini. I cinesi sono finiti agli arrestati per impedire la reiterazione del reato: “Stavano per aprire un'altra attività – hanno rivelato gli investigatori – come se nulla fosse accaduto”. Gli imprenditori italiani sono stati arrestati per “evitare l'inquinamento delle prove”.
Le indagini, condotte dalla questura con l'ausilio di personale dello Sco appositamente inviato da Roma, e dalla guardia di finanza, hanno messo nero su bianco due elementi che sono un po' il cuore dell'inchiesta: gli operai clandestini lavorano da tempo alle dipendenze delle due sorelle e gli abusi edilizi erano presenti nel capannone fin dal 2008 come è stato accertato mettendo in fila testimonianze e documenti di chi ha fornito le pareti in cartongesso.
L'avvocato Alberto Rocca che difende Massimo e Giacomo Pellegrini ha già depositato istanza di riesame. Dovrà smontare la tesi della procura che sostiene con forza che i proprietari dell'immobile conoscevano, quando hanno stipulato il contratto di affitto con Teresa Moda, lo stato dei locali. La complessa indagine, da più parti definita “una svolta” proprio per l'arresto dei proprietari italiani del capannone, ha puntato molto sui parenti delle vittime che hanno confermato rapporti di lavoro datati di almeno qualche mese quando non di qualche anno e di impalcature con posti letto per il riposo dopo tante ore di lavoro. La notte dell'incendio alcuni degli operai avevano telefonato a mogli, mariti e genitori verso le 2: avevano appena finito di lavorare. Turni massacranti di 12-13 ore, anche di più se c'era bisogno. La paga? 2-3 euro l'ora. E dopo il lavoro, il riposo in stanze di piccole dimensioni, senza luce, realizzate con legno e cartongesso su un doppio livello. I sette operai morti carbonizzati – cinque uomini di 34, 42, 43, 45 e 51 anni, e due donne di 46 e 50 anni – sono stati sorpresi nel sonno dalle fiamme e solo grazie ad uno che si è svegliato e ha cominciato ad urlare, altri, compreso almeno un bambino, si sono salvati. Ad accelerare il fuoco è stato l'ingente quantitativo di tessuto stoccato nel capannone: una trappola nella trappola per i cinesi che non ce l'hanno fatta. “Le violazioni accertate – secondo il gip che fa riferimento al capannone di via Toscana – sono così gravi e numerose che non vi è da chiedersi quali norme siano state violate quanto, piuttosto, quante ne siano state rispettate”. Una frase che riassume il quadro di totale illegalità nel quale vivevano e lavorano gli operai del Teresa Moda.  
nt



Cronaca

Edizioni locali collegate:  Prato

Data della notizia: 21.03.2014 h 16:09


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发表于 2014-3-23 02:04:30 | 看全部
拜读了。。
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