Non sono fantasmi, non sono corpi che nessuno reclama, ognuna delle vittime ha un nome, una storia, parenti e amici che li piangono. «Non siamo fantasmi», ripete chi conosce meglio la nostra lingua. «Ma forse vi fa piacere crederlo. Questa tragedia è nostra». Zhang ha partecipato alla fiaccolata, è andato a via Toscana a pregare davanti alle foto dei morti.
Conosceva una delle donne, Zheng Xiuping, e conosce suo marito che quando è successa la tragedia era in Cina con i due figli. «Lo hanno avvertito ed è venuto sperando che si trattasse di uno sbaglio, è disperato». Una storia come tante, quella di Zheng Xiuping, che mescola disperazione, speranza, miseria. In Italia risulta clandestina ma «non lo è», dice il marito: «Non aveva ancora il permesso di soggiorno perché lo aveva richiesto a Napoli, dove aveva lasciato anche le sue impronte digitali». Ma questi, di fronte alla perdita, sono dettagli. Lo avvertono domenica sera, «un conoscente mi ha telefonato dall’Italia dicendomi che era successa una tragedia nella ditta pratese in cui lavorava mia moglie. A questo punto mi sono subito mosso per partire per Prato».
Non si dà pace il marito, avrebbe voluto esserci lui al posto della moglie. «Anche io prima lavoravo in quella confezione poi sono partito e lei mi ha sostituito in qualche modo». Si davano il cambio con Zheng a lavorare qui in Italia in modo che i figli non rimanessero soli per mettere da parte i soldi con il sogno di tutti i cinesi qui a Prato: una casa e un futuro meno misero. Nata nel 1963 nella provincia di Fujan la donna dimostrava meno anni di quelli che aveva. Taciturna, a differenza di tante sue connazionali cercava di imparare l’italiano.
La sorella, anche lei in Italia da anni, non la vedeva quasi mai e adesso le sue lacrime sembrano voler colmare la distanza. «Lavoravamo sempre, non c’era tempo per altro». Ricorda quando la sorella le diceva che si trovava bene, che qui «i padroni erano buoni», che anche la sistemazione era calda. Fino a poco tempo fa abitava in una casa con altri connazionali, poi la decisione di stare in fabbrica per spendere meno. Era tornata da poco in Italia, Zheng, dopo una vacanza in Cina. Lavorava duro e metteva da parte ogni euro che poi spediva a casa attraverso i money transfer di via Pistoiese, come tutti qui.
Una sua amica la piange e mentre lo fa piange se stessa. Guarda il capannone di via Toscana e scuote la testa. Anche lei lavora lì vicino e dorme in uno dei loculi di cartongesso. Conosceva Zheng? «Poco, di vista», dice in un italiano stentato tormentandosi la mano fasciata da un guanto di Hello Kitty. Un ragazzo che le sta vicina traduce: «Dice che comunque voi non sapete come stiamo in Cina e che è meglio fare gli schiavi qui. Per noi chi ci paga non è uno sfruttatore». Sfreccia vicino un potente Suv con a bordo una coppia di cinesi. Loro sono ricchi, perché? Ma nessuno risponde, alzano le spalle e se ne vanno.
Accettano di parlare solo di Zheng Xiuping perché nessuno dica che «era un fantasma». Un cinese che parla perfettamente l’italiano spiega che «è questa la cosa che li offende, il fatto che voi italiani possiate pensare che per loro questa tragedia non esiste e non esistono i morti. In questo che dite c’è del razzismo e un’idea sbagliata di noi».
La sorella racconta che qui tutti lavorano tanto. «Noi siamo abituati così». Vicino al capannone della morte, al Macrolotto, altri stabilimenti continuano a produrre vestiti che andranno in tutta Europa, caricati su di notte. Qualcuno dice «chi ku», detto cinese, ossia «mangiare l’amaro», affrontare le difficoltà, il dolore, la fatica con la speranza di giorni meno duri che per Zheng Xiuping non arriveranno più.
LA STAMPA报PRATO12月5日消息:他们不是孤魂,不是无人认领的尸体,每一个受害者都有一个名字,一个故事,亲戚和朋友为他们哭泣。“我们不是鬼魂”参加悼念的人中会我们的语言的人念叨着。“但是或许你们很愿意这样认为。这个惨案是我们的事”ZHANG也参加了悼念活动并在VIA TOSCANA的死者照片前祈祷。
他认识其中一名女子,ZHENGXIUPING(郑秀萍-音译),也认识她老公,事发时正在中国跟俩孩子在一起。“他们通知了他并且过来希望不是真的,很绝望。”跟许多故事一样混合着绝望,希望和贫困。在意大利是无合法身份的,但是“她不是”她老公说道:“她的居留在NAPOLI申请的,在那都按过手印了。”但是这些在丧失亲人面前,都是细节。“一名熟人从意大利打电话给我说在PRATO我老婆工作的企业发生了惨剧,于是我马上就出发来PRATO了。”
这名丈夫深感自责,他宁愿死的是他而不是他老婆。“我之前也在这家加工厂工作后来我回国了而她是来替我的工的。”他跟ZHENG轮流在这意大利工作就为了孩子不会单独在国内和攒点钱,这是PRATO所有华人的梦想:一套房子一个不贫穷的将来。她出生在1963年于福建省,本人显得比年纪更轻。她不爱说话,跟她的其他同胞不一样的是她想学几句意大利语。
她的姐姐(妹妹)也在意大利很多年了,但是都不经常见面而现在泪水意图填满这段距离。“我们永远都在做工,互相都没有时间”记得她说过得挺好,而且在这里“雇主们都很好”,连安置环境也很暖和。在不久之前她是跟其他同胞住在一起的(搭铺),后来决定住在工厂里省点钱。她刚