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本帖最后由 alexzou 于 2014-2-14 12:50 编辑
PRATO新闻2014年2月14日消息:记者跟随警方全程采访和拍摄了,一起于星期三深夜对普拉托华人街VIA PISTOIESE的一家华人工厂进行突击检查,发现去年12月的惨案并未给予教训。突袭并不容易,因为门口有两个摄像头可以看到工厂外警方的行动,于是用长棍远距离挪开摄像镜头,使其拍不到,但是杆子只能够到一个摄像头,另一个还是可以看到的,于是只给予内部人员几分钟的准备时间而已。且警方已在后门准备好了,于是24人一个一个的被带回厂内,其中有两名无非法移民。里面有两家服装加工企业,RAO和confezione 1,confezione Rao, 在 8 名工人里2 名是非法移民和 3 名黑工; 在Confezione 1 被登记了 16 人, 一名职工合法, 5 人黑工 和其他人声明是暂住的客人。还是脏乱,工厂里用石膏板建设了宿舍,和有两个厨房,桌上摆满了吃的,有虾有肉、、、、、、、文中又提到钱都汇往中国等等呢,文章标题先是用IL REPORTAGE / Blitz a Chinatown: tra i nuovi schiavi da zero euro l’ora (记录报道/华人街突击检查:新的奴隶每小时零欧元)后来被改为:IL REPORTAGE / Il blitz nella confezione che fa il "made in Italy" a 1 euro(在1欧元“意大利制造”的加工厂突击检查记录报道)并在报道中修改、、、、、、---意大利华人街网站alexzou
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视频:
http://video.gelocal.it/iltirreno/locale/prato-il-nostro-blitz-nel-capannone-dormitorio/26298/26821http://video.gelocal.it/iltirreno/locale/prato-il-nostro-blitz-nel-capannone-dormitorio/26298/26821
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IL REPORTAGE / Blitz a Chinatown: tra i nuovi schiavi da zero euro l’oraAbbiamo seguito l’irruzione notturna in un capannone di Prato. Nei laboratori niente a norma. Le accuse sono: lavoro nero, evasione di contributi, sfruttamento della manodopera clandestina, abuso edilizio. La strage dello scorso dicembre non ha insegnato IL REPORTAGE / Il blitz nella confezione che fa il "made in Italy" a 1 euro Abbiamo seguito l’irruzione notturna in un capannone di Prato. Nei laboratori niente a norma. Le accuse sono: lavoro nero, evasione di contributi, sfruttamento della manodopera clandestina, abuso edilizio. La strage dello scorso dicembre non ha insegnato INVIATA A PRATO. Tremano ancora le macchine da cucire. Non hanno avuto il tempo di quietarsi. Le sedie, però, sono vuote. I vigili urbani fanno irruzione in un’azienda di via Pistoiese che si sforza di apparire fantasma. Merito dell’allarme: le telecamere a circuito chiuso. Puntano l’esterno, segnalano chi si avvicina. La via di fuga silenziosa, in mezzo al poliestere. Non mercoledì notte. Gli agenti sono piazzati sul retro. Dalla corte interna, da via Rossini recuperano i lavoratori. Uno dopo l’altro - 24, due clandestini - li riportano dentro. Nel capannone. Una volta, forse, un orditoio, l’orgoglio del tessile pratese. Oggi una ditta di confezione a cottimo di Chinatown. Ormai senza più storia: impresa chiusa; immobile sequestrato.Un’altra operazione nel distretto parallelo del tessile che fra il 2006 e il 2010 da Prato ha mandato in Cina 1,5 miliardi di euro. E che avrebbe un tasso di illegalità dell’80%, denuncia l’assessore alla sicurezza e alla polizia municipale del Comune di Prato, Aldo Milone. Lo sceriffo di Chinatown firma perfino l’esposto a Bankitalia contro le banche locali che avrebbero concesso mutui per l’ acquisto di immobili a cinesi con redditi personali di poche migliaia di euro l’anno. La Banca d’Italia contesta le cifre, Milone insiste. E nel frattempo in un anno controlla 450 aziende. L’ultima l’altra notte.Le telecamere anti-blitz. L’ingresso non si rivela facile. I vigili si accorgono di due telecamere esterne. Provano a neutralizzarle. Usano un bastone lungo che sposta il fuoco. Si riprende la strada, ma da un’altra angolazione. La canna arriva solo a una. Chi è dentro, quindi, guadagna qualche minuto. Solo quello.L’irruzione scatta. Nel capannone gli agenti trovano una ditta simile ai pronto moda della zona industriale. Simile alla ditta del rogo mortale di dicembre, anche se qui siamo vicini al centro storico. L’ingresso è poco illuminato. Ma non nasconde che la struttura è separata da un divisorio di cartongesso. Due porte, due sistemi di telecamere, due ditte: Rao e “Confezione 1”. Nomi diversi, produzione identica. Si lavora per committenti - spiega Milone - che pagano da 50 centesimi a 1 euro a capo. E si lavora soprattutto di notte. Una donna, infatti, scappa con il pigiama rosa e le ciabatte in tinta. Un operaio fa giusto in tempo a mettersi sopra una vestaglia. In un ufficio, trasformato in una camera, il computer è stato bloccato sull’immagine di un attore. Sembra un film in cinese. È la stanza di uno dei capi, se questo vuol dire qualche cosa «visto che i titolari durante le ispezioni risultano sempre in Cina».Dormitori e cucine. Qualcosa vuol dire. Una sistemazione migliore. Gli operai dormono dentro cubicoli di cartongesso. Alcuni ricavati su soppalchi instabili, sotto il tetto. Le porte hanno i lucchetti, ma non c’è stato tempo di chiuderli. Neanche per proteggere le cose: i computer portatili o le mele nei sacchetti a fianco ai materassi. Per garantirsi la fuga, anche le due cucine - ogni ditta ha i propri dormitori e la propria “mensa” - sono rimaste con il cibo in tavola o sui fornelli: i noodles nel wok, l’acqua bollente in una pentola, gamberi, pancetta sulla tavola. E tante lattine di birra. «Le abbiamo aperte per festeggiare con gli ospiti», dicono i cinesi ai carabinieri dell’Ispettorato del lavoro quando iniziano i colloqui. Uno per volta. C’è da venire a capo del ruolo delle 24 persone trovate di notte nell’azienda. Dopo un paio di ore di lavoro, fianco a fianco con polizia municipale, dipartimento della prevenzione dell’Asl e Inps, il quadro si comincia a delineare: nella confezione Rao, su 8 lavoratori 2 sono clandestini e 3 a nero; nella Confezione 1 vengono registrate 16 persone, una sola dipendente in regola, 5 a nero e altri che si dichiarano ospiti. Le macchine da cucire che “tremano”, però, sono più di 6. Per terra i mucchi di pezze tagliate da cucire - pantaloni in poliestere bianco, rosa, verde acqua, nero - sono tanti. «Li stiamo sequestrando - dicono i vigili - magari i committenti si faranno vivi per riaverli e scopriremo chi sono». Ma non ci crede nessuno. 14 febbraio 2014
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