Gli assessori Giorgio Silli e Aldo Milone
PRATO. Davanti al pronto moda Aox bruciato in via del Cilianuzzo sono arrivati assessori alla Sicurezza urbanaAldo Milone e all'Integrazione Giorgio Silli. Duri i commenti dei due assessori: «Sospenderò ogni rapporto col consolato cinese fino a quando non ci sarà una volontà tangibile e concreta di mettersi in regola» dice Silli. Uno sfogo che nasce dagli episodi di cinesi in dormitori abusivi, che non si sono placati dopo la strage del primo dicembre. Milone ha ricordato che ancora i sette operai cinesi morti nel rogo dello scorso dicembre sono all'obitorio e alcuni non sono stati neppure identificati (in realtà sono stati identificati ma si attende ancora il funerale, ndr): «Almeno dopo quella tragedia si aspettavano piccoli segnali di aiuto dal governo per questa città e non ci sono stati».
Non è d'accordo con gli assessori pratesi il presidente della Regione Enrico Rossi, secondo il quale, invece, bisogna intensificare e non sospendere i rapporti con la comunità e il consolato cinese. «E' una tragedia fotocopia che ci ricorda che, in quest'area, c'è un bubbone da estirpare - ha detto Rossi - che ha due facce: l'illegalità delle condizioni di vita dei lavoratori e la rendita dei capannoni che, anche in questo caso, è riconducibile a proprietari italiani».
«È su queste due facce dell'illegalità e della rendita - continua il presidente - che dobbiamo agire, proseguendo con forza nella direzione che abbiamo intrapreso. È un impegno, spiega, che si deve basare sul dialogo e la collaborazione. Contrariamente a chi propone di sospenderlo, è proprio sul coinvolgimento di tutti i protagonisti, a partire dalla comunità cinese e dal Consolato cinese - con cui la Regione ha avviato un dialogo concreto - che dobbiamo cominciare per risolvere il problema dei dormitori in cui divampano i roghi per l'assenza di regole minime di igiene e sicurezza. Per questo la nostra task force di mediatori linguistici e di 50 tecnici della prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro si è messa al lavoro».
«Un’altra azienda cinese brucia. Ancora lavoratori vi dormivano all’interno - commenta Massimiliano Brezzo, segretario della Filctem Cgil - Sono passati poco più di sei mesi dall’incendio del primo dicembre scorso e dai lutti da questo provocati. Niente però è cambiato nel modo di lavorare e vivere all’interno del sistema illegale di produzione dell’abbigliamento sul nostro territorio. Non poteva essere altrimenti, visto che non si è perseguito il sistema colpendolo nella sua capacità di produrre ricchezza. Un sistema nel quale la confezione è solo la fase finale, anche se più rischiosa per l’uso promiscuo dei capannoni e più conosciuta e documentata. È probabile che, ancora una volta, quanti non hanno approfondito l’argomento, ci parlino di schiavitù e di tutti i vari concetti che vengono tirati fuori quando l’obiettivo è fare delle dichiarazioni e non affrontare, per risolverlo, il problema".
«Noi, Filctem Cgil di Prato - aggiunge Brezzo - da troppo tempo inascoltati abbiamo provato a dare il nostro contributo indicando gli interventi e le modalità per contrastare questo sistema vergognoso irrispettoso delle persone e del lavoro. Ribadiamo che ancora una volta manca la volontà politica di entrare nel merito del funzionamento del sistema produttivo, per colpirne la capacita di produrre ricchezza, e di mettere insieme tutte le forze attualmente disponibili per contrastarlo efficacemente. Ogni macchina, per quanto complessa, funziona trasmettendo il moto attraverso gli ingranaggi. Per impedirne il funzionamento è importante capire quale è quello che, se bloccato, impedisce tutto il funzionamento e inserirci un granello di sabbia. Per cominciare a farlo basta un uso efficace delle forze esistenti. Scommettiamo che anche questa volta tutti avranno un sacco di proposte per intervenire sulle conseguenze e non sulle cause, con la stessa efficacia di chi vuole fermare l’acqua con le mani. E questo ci avvicinerà al prossimo incendio. Speriamo senza vittime».
«È tempo di agire e di dire basta con le polemiche - sostiene Nicoletta De Angelis di Sel - Nei sei mesi successivi alla morte dei sette operai di via Toscana si e' continuato ad impersonare lo sceriffo e si è elusa l'unica cosa da fare: bloccare il sistema di arricchimento nel più vasto campo dell'illegalità economica. Occorre colpire coloro che si arricchiscono dallo sfruttamento. Occorre rivelare la realtà per cui la confezione è solo l'ultima fase del processo produttivo che, per volontà politica degli amministratori di destra, non viene controllato in ogni sua fase per non disturbare troppo i veri colpevoli dell'illegalità economica diffusa. In questo contesto le affermazioni dell'assessore Giorgio Silli, che vuole interrompere l'interlocuzione con il consolato cinese, appaiono esattamente come la cartina tornasole della volontà politica di non scomodare i responsabili». Parole dure anche di Marco Wong, candidato nelle liste di Sel: «Puntando solo sulle politiche di facciata, l'amministrazione ha trascurato la parte più importante di prevenzione e di dialogo con la comunità cinese».
"E' urgente una politica che faccia emergere queste situazioni di illegalità lavorativa - ha affermato Gisberto Gallucci candidato sindaco del Partito Umanista - e nei rapporti lavorativi, favorire l'uscita dal sommerso delle ditte e delle persone che ci lavorano, favorire la sicurezza nei luoghi di lavoro, le migliori condizioni contrattuali possibili. Finirla con l'ipocrisia fascista della repressione che ha fallito, ma adottare politiche convergenti di educazione al diritto al lavoro e alla sicurezza nei posti di lavoro del miglioramento delle condizioni economiche e lavorative di tutti stranieri e italiani. Assumere mediatori culturali con cui mettersi in relazione con la comunità cinese. Discutere la relazione tra laboratori e confezioni cinesi e aziende italiane che fanno produrre per conto terzi o che acquistano per rivendere, ridiscutendo i prezzi. Cambiare la relazione tra capitale e lavoratori, democratizzandolo per portare i lavoratori a essere compartecipi delle decisioni e dei profitti d'impresa e della sicurezza perchè non si rischiano solo i soldi del capitale ma il futuro e la vita delle persone che lavorano. Invertire la scala di valori che mette al centro il profitto, mettendo al centro la persona con le sue necessità e le sue aspirazioni, uscire dal sistema economico capitalista, costruendo un'economia umanista ".
"5 anni fa a sinistra rimasero sorpresi che proprio sulla questione cinese persero le elezioni - è il commento diSandro Ciardi della lista civica Prato con Cenni - . Sicuramente sottovalutarono l'umore popolare sul fenomeno nel nostro territorio. Addirittura per tutta la legislatura Milone era sta definito "persecutore" da Cerlesi e da molta parte della sinistra. Poi la tragedia del rogo al macrolotto e la presa di coscienza, a sinistra, del problema;
Rossi che chiedeva di aumentare i controlli e che ha promesso rinforzi (Nb dove sono?).
Oggi altro rogo ed ecco che si riscatena la sinistra e anche la Cgil, accusando il comune di fare poco per evitare queste disgrazie! Senza vergogna! Innanzitutto la Cgil che per anni di governo di sinistra a Prato non ha mai condannato apertamente la illegalità cinese, e ora vorrebbe pontificare speculando sui roghi. E poi la sinistra tutta che si dovrebbe vergognare per aver tollerato per 20 anni situazioni di degrado e illegalità in nome della accoglienza. Forse con altre risorse potevamo fare di più, ma sicuramente Cenni e Milone almeno hanno la consapevolezza di aver fatto il massimo con il loro potere. Voglio vedere se vincerà Biffoni, con SEL E Rifondazione Comunista, quali strategie più incisive di Milone svilupperanno, vorrei vedere...ma far rispettare la legalità é un'altra storia e a sinistra, almeno a Prato, questa storia non la conoscono..."
18 maggio 2014