MESTRE - Com’è diventata dura la vita dei procacciatori d’affari porta a porta a causa del clima di diffidenza dovuto ai ripetuti episodi di raggiri a domicilio. E così il sospetto e la sfiducia possono far commettere errori come dimostra l’episodio registrato martedì a Mestre, sullo sfondo, nel caso specifico, della proposta di un cambio di contratto per l’erogazione della corrente elettrica.
Due le telefonate al 113, verso le cinque del pomeriggio. Quella di un italiano che chiedeva aiuto all’operatore affermando di essere ostaggio di una famiglia del Bangladesh: «Aiutatemi mi impediscono di uscire». Quella di un asiatico convinto di aver bloccato un truffatore. Entrambi i richiedenti chiamavano da via Calabria. Entrambi avevano le proprie ragioni. C’è voluto l’intervento della Volante e tutta la professionalità nel mediare degli agenti per risolvere la questione senza alcun strascico.
Da una parte c’era un addetto di una società autorizzata da Enel Energia a proporre agli utenti le nuove offerte studiate in base alla diversa tipologia di clientela. Dall’altra dei cittadini bangladesi che non ne volevano sapere e che erano certi che quell’uomo, nonostante si fosse qualificato con tanto di tesserino, fosse nient’altro che un impostore pronto a mettere a segno l’ennesimo imbroglio.
Gli animi si sono calmati solo quando si è fatta definitiva chiarezza sull’identità dello sconosciuto e la situazione è ritornata sotto controllo. E se è difficile giustificare la reazione così plateale del nucleo familiare, a parziale discolpa basta ricordare che risale ad appena qualche giorno fa la "cattura" di un falso addetto Enel che, addirittura lucrando sulla tragedia del tornado in Riviera, aveva gabbato